BAGNOREGIO COLOMBARIO RUPESTRE 2
Il Colombario Rupestre che vediamo qui, torna come nuova pietra angolare di uno dei contesti sociali che si compenetra per antonomasia nell'architettura del rupestre ovvero Bagnoregio, la nostra "Butte Temoin" come già affermato in precedenza.
In Italia l'utilizzo di strutture scavate per lo più nella roccia con relativa ambientazione a Colombario Rupestre, proprie in particolare del Centro Italia ma soprattutto grandiosamente concentrate in Etruria come in questo caso, si lega ad un contesto agricolo e di vita pubblica dove lo svolgimento dell'attività della Colombicoltura vede uno sviluppo piuttosto energico andando infatti a ricoprire un lasso temporale molto lungo in un susseguirsi di epoche che assorbendo il retaggio iniziale di un modus operandi di impronta orientale, ne permette attecchimento fin dall'epoca tardo repubblicana giungendo al corso del milleottocento, periodo in cui le leggi del 1849 sanciranno nell'Italia Centrale la cessazione ufficiale della Colombicoltura per via dei cambiamenti che poi subirà il settore primario.
Dal momento che le fonti antiche ci restituiscono precisi indizi sull'esistenza dell'allevamento dei colombi già in epoca tardo repubblicana - imperiale, la questione sulla cronologia dei Colombari Rupestri rimane sempre molto delicata.
Va in effetti ricordato come i Colombari Rupestri non siano stati quasi mai oggetto di scavo né sembrino risultare reperimenti al loro interno utili ad una cronologia effettiva. Proprio in considerazione di tutto ciò si cerca di ovviare a tale problema operando un'analisi che vada a risalire ai contesti topografici in cui i Colombari Rupestri si inseriscono ed agli elementi architettonici presenti.
Anche per quanto concerne i Colombari Rupestri inoltre, proprio come spesso accade esplorando anche altre tipologie di grotte rupestri, vige il problema del rimescolamento delle strutture. Spesso i Colombari Rupestri sfruttano grotte rupestri preesistenti a volte modificando anche gli spazi interni e manomettendo l'assetto di tombe antiche.
Fortunatamente riusciamo in parte a contenere questa difficoltà grazie all'esistenza di precisi Statuti Storici riferiti a varie zone d'Italia dove in alcuni figurano chiari cenni alla regolamentazione della Colombicoltura tra cui a questo proposito nella Tuscia, lo Statuto di Bagnoregio risulta essere tra i più interessanti ed esaustivi. Il codice manoscritto dello Statuto di Bagnoregio viene istituito nel 1373 ed è suddiviso in cinque libri. Tra questi vale la pena divulgare alcuni passi tradotti in italiano dal latino, tratti dai danni alle colture agricole, imprescindibili per far conoscere a fondo la tipologia dell'attività addentrandosi in un preciso contesto urbano dove si denota particolare severità, a volte anche un po' inquietante.
"Chi rompe qualche colombaia dove vi sono più di otto paia di colombi, pagherà venticinque libbre di denaro e se ci sono meno di otto paia pagherà dieci libbre di denaro".
"Se non potrà pagare gli verrà tagliata la mano destra, tanto che gli resterà separata da un braccio e se non pagherà la multa di dieci libbre sarà fustigato nel suddetto giorno. Se rompe una colombaia nella quale non ci sono piccioni, pagherà cento libbre, se non potrà pagare quanto suddetto subirà lo stesso danno e risarcirà il doppio del danno al sofferente".
"I piccioni non potranno essere venduti a più di tre soldi la coppia. La vendita è ammessa soltanto all'interno della città di Bagnoregio e coloro che li venderanno al di fuori della città saranno puniti con l'ammenda di venti soldi al paio".
"Ogni abitante di Bagnoregio può portare fuori città solo due paia di piccioni con dovuta licenza".
"Nessuno potrà lasciare scoperta la vinaccia (bucce e raspi di uva) vicino alla propria casa né nelle vigne e terreni fuori della città di Bagnoregio, sotto pena di dieci denari di ammenda. Sono esclusi da tale norma coloro i quali fuori dalla città di Bagnoregio nella propria casa, grotta o capanna abbiano una Colombaia. Dovranno però tenerla distante non più di due passi dalle predette costruzioni. Potrà invece essere lasciata scoperta sotto le rupi di Bagnoregio dove esistono le Colombaie".
"Chi intenda aprire una nuova Colombaia o ripristinare un Colombario andato distrutto potrà fare richiesta sotto giuramento ai proprietari di colombi attivi per ottenere gratuitamente da ognuno di loro un paio di piccioni. Chi non intenda darglieli pagherà una pena di venti soldi, se però il richiedente non manterrà il giuramento e mangerà i piccioni ricevuti o li venderà, verrà punito".
Ebbene riguardo alla grotta rupestre pubblicata qui, se non è possibile risalire ad un'epoca precisa abbiamo tuttavia in mano oltre alle leggi contenute nello Statuto di Bagnoregio che addirittura vedono sorgere le Colombaie Rupestri già prima del 1300, anche alcuni Volumi dei Consigli Comunali dove sono registrate svariate richieste di adibire Grotte a Colombaio lungo le Rupi di Bagnoregio dal 1538 al 1700 e non solo perché anche dal 1414 al 1600 compaiono molte Colombaie in grotta oggetto di affitto, vendita, nuovo scavo o lascito testamentario.
Il Colombario Rupestre proposto in questa pubblicazione ha lo scopo di consolidare quell'espressione del rupestre propria delle più piccole dimensioni dove vi sorgono però una sovrapposizione delle funzioni.
Questo infatti non è solo un Colombario in quanto il vano in cui si dispiega conserva anche tracce di una Abitazione Rupestre.
Le abitazioni rupestri in epoca medievale avevano grande valore economico e commerciale perché qui si svolgevano varie attività come ad esempio la molitura delle olive o la lavorazione e la conservazione del vino e dei cereali ma non solo perché la presenza di una grotta su di un terreno, ne elevava il valore catastale.
Erano inoltre sfruttate come riparo dalle intemperie o dalle guerre, là dove le rupi come in questo caso, potevano fungere sia da naturale difesa oppure nei casi delle Colombaie Rupestri la naturale difesa del loro isolamento in alto era sfruttata per non spaventare i colombi che al rumore delle persone tendono a volare via; potevano essere utilizzate come cantine dove riporre derrate alimentari sia in alcune tipologie di "Nicchie Abitacolo" sia in fosse granarie ovvero in fovee, oppure ancora per rimesse agricole di utensileria o ricovero di animali.
All'interno di questa abitazione rupestre troviamo alcune piccole nicchie da parete che potrebbero aver avuto funzione di ripiano per oggetti o lucerne ma soprattutto si osservano alcuni manufatti in pietra molto particolari di cui uno più piccolo con fori posti in alto ed una base di forma lunga e stretta che si affianca ad uno più grande dalla struttura articolata dove sono scolpiti superiormente particolari piani a scalare che prevedono alloggiamenti stondati mentre una nicchia grande è evidente nel basamento.
Un terzo manufatto posto ancora accanto, consiste in una breve banchina che corre in corrispondenza della relativa parete che interessa quel tratto.
A questo punto volgendo lo sguardo alla parete di fondo troviamo dapprima un'opera divisoria che nella parte culminante richiama l'espressività di una colonna risparmiata nel banco roccioso e che introduce ad un piccolo atrio interno occupato da quello che potrebbe sembrare un vecchio caminetto nella tipica pianta ad emiciclo.
E' questo probabilmente l'elemento più fulgido nel ruolo di abitazione rupestre perché ulteriori fattori di alcove, pozzi o cisterne spesso caratterizzanti tali ambienti, qui sono sostituiti da un'altra netta specialità di insediamento rupestre ovvero quella delle "Nicchie Colombaie" adibite ad allevamento che oggi al mio ingresso, coesistono insieme all'assetto di abitazione rupestre.
La Colombaia sembra svilupparsi per la maggior parte sulla parete di destra rispetto alla fronte della Rupe dove probabilmente esisteva un tempo una porta. Tale parete incurvata verso il soffitto, l'altezza del divisorio opposto e l'andamento semisferico del centro, accentuano in questo unico punto il verticalismo del vano.
Collocata invece in alto sempre sulla fronte della Rupe ma al di sopra dell'ingresso, vi è una piccola finestra in cui è conservata la grata lignea.
Questa finestra dove all'esterno sembrano rimanere tutt'intorno tracce residuali di intonaco, è un po' il fiore all'occhiello della Colombaia.
Le Nicchie scavate, abbastanza irregolari tra loro, mantengono complessivamente una distanza l'una dall'altra e quelle più interne di destra per fattezza, ricordano sulla parete la riproduzione iconografica dei sanpietrini disposti a mosaico di cui si compone il viale che attraversa la via del paese di Bagnoregio.
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